Patologie vertebrali trattate e terapie


Patologie degenerativa


Con il termine “degenerativo” si focalizza l’attenzione sui processi , per lo più ad andamento cronico, che con il passare del tempo usurano le strutture della macchina locomotoria umana. E nello specifico del rachide : : osso, legamenti , disco intervertebrale , muscoli . Lo spettro della patologia è molto vasto potendo andare dalla sofferenza di un disco intervertebrale lombare o cervicale alla scoliosi dell'adulto con discopatie multiple e stenosi. Particolare attenzione viene data alla diagnostica clinica e radiologica
- del "dolore di origine discale"
- e alla diagnosi differenziale tra ernia e degenerazione del disco (cervicale e lombare).

Il disco intervertebrale rappresenta il cuore dell’unità motoria vertebrale (due vertebre contrapposte con disco e legamenti di connessione).
unità motoria vertebrale


Unità motoria vertebrale
La colonna è composta da una sovrapposizione di Unità motorie .

Uomo di 40 anni con discopatie diffuse a tutta la colonna vertebrale

Visione coronale (frontale) e sagittale (laterale) del rachide

Questa lunga catena motoria consente l'articolarità  del tronco non dimenticando che deve sostenere anche il carico assiale.
Il disco nella sua periferia è composto da una struttura elastica (anulus) contenente sotto vuoto il nucleo polposo ricco di liquidi.
Quando iniziano i processi di degenerazione inizialmente possiamo trovarci di fronte ad una PROTUSIONE DISCALE.
Molto empiricamente come se avessimo una gomma dell’auto che si sta sgonfiando.
E' possibile valutare lo stato dei dischi soprattutto tramite RMN. Altri esami come Radiografie funzionali sotto carico, TAC e discografia possono aiutare.
Di fronte ad una protusione discale che si ritiene sintomatica , inizialmente il trattamento fisioterapico in tutte le sue espressioni rimane fondamentale (tecniche Kinesiterapiche, osteopatiche, ecc…..).
Come anche un igiene di vita riguardo peso, attività fisica, fumo, ecc ….
La protusione discale può rientrare nel processo di invecchiamento fisiologico del disco e può anche non dare alcuna sintomatologia.
Oggigiorno, comunque, siamo portati a ritenere che fattori genetici - non ancora ben chiari - siano alla base di questo processo di “invecchiamento” anche in persone giovani (15/17 anni !!!).
E non ci spiegheremmo diversamente il fatto che sovente persone sovrappeso non hanno alcuna patologia riconducibile al disco mentre altre longilinee e magre hanno problematiche importanti!

Uomo di 40 anni con discopatie diffuse a tutta la colonna vertebrale
Uomo di 40 anni con discopatie diffuse a tutta la colonna vertebrale
Uomo di 40 anni con discopatie diffuse a tutta la colonna vertebrale


Uomo di 40 anni con discopatie diffuse a tutta la colonna vertebrale

Inoltre non va dimenticato che sul rachide si somatizzano parecchie problematiche che nulla hanno a che vedere con una patologia propria della colonna. Il corpo umano va visto non settorialmente ma nella sua complessità.
Per esempio, alcune patologie o malfunzionamenti dei visceri addominali possono manifestarsi inizialmente con rachialgia.

Chi soffre di problemi gastrici spesso riferisce rachialgie.
Durante il periodo mestruale quante rachialgie!
Ecco quindi come lo Specialista debba avere un approccio a 360° della rachialgia e non tralasciare alcun tipo di collaborazione con altri specialisti.
Se non vi è miglioramento con la fisioterapia , esistono tecniche a cielo chiuso e in anestesia locale tipo la "coblazione-laser discale" che , tramite una piccola sonda a emissione di luce laser , in un certo senso “denatura” il disco al fine di renderlo meno elastico.

Altra metodica può essere l’infiltrazione del disco sotto controllo Radioscopico con Ozono .
In questa tecnica si sfrutta l’azione disinfiammatoria e disidratante dell’Ozono.
Queste Tecniche a cielo chiuso non sempre danno i risultati sperati e in tal caso si deve optare per altre soluzioni che vedremo più avanti.
Quando invece la protusione sfocia nell’ernia del disco classica si assiste alla fuoriuscita del materiale del nucleo polposo con compressione della radice nervosa e sciatica : dolore lungo la superficie laterale o posteriore dell’arto inferiore.

Fuoriuscita del nucleo polposo e compressione della radice nervosa.

Fuoriuscita del nucleo polposo e compressione della radice nervosa

In un primo tempo si può optare per una attesa di 2/3 settimane.
La fisioterapia basata su una cauta mobilizzazione e trazione del rachide associata a cure mediche antiinfiammatorie può attenuare il dolore lombosciatalgico.
A giudizio dello Specialista possono trovare ancora spazio le tecniche a cielo chiuso ma non dimentichiamo che spontaneamente l’ernia tende a perdere il proprio contenuto liquido e a ridursi di volume.
Quindi può esserci una evoluzione positiva.
Altrimenti la Chirurgia è indispensabile.
Non si può pensare che una persona possa soffrire di dolore sciatico per mesi con problematiche familiari e lavorative!
E in tal senso non capiamo come si possa “mettere in nota operatoria” un ernia dolorosa con attese che si prolungano a volte per mesi!!!
Per noi la Chirurgia dell’ernia del disco cervicale e lombare è una priorità per non dire un urgenza.
Valutata l’inefficacia dei trattamenti incruenti, va operata senza attese. Le liste operatorie vengono programmate con spazi liberi per “ simili urgenze”.

L’intervento viene eseguito in microchirurgia (cioè con l’ausilio del microscopio operatorio) e il giorno successivo il paziente può deambulare. In seconda giornata è dimesso.
La microchirurgia consente di procedere con estrema delicatezza , potendo eseguire una emostasi perfetta con scarsissima componente aderenziale post-chirurgica.

Ernia discale a 2 livelli Ernia discale a 2 livelli
Ernia classica L4-L5Ernia classica L4-L5



Nell’immagine di destra visione al Microscopio operatorio. Ingrandimento che permette una amplificazione del campo operatorio e di conseguenza un lavoro più preciso

Nell’immagine di destra visione al Microscopio operatorio. Ingrandimento che permette una amplificazione del campo operatorio e di conseguenza un lavoro più preciso.


Ma ATTENZIONE. Come si suol dire “patti chiari e amicizia lunga !!!!!!! ”.

Dal consenso informato all’intervento per ernia discale lombare si evince quanto segue:

"Quando necessario in rapporto al quadro clinico , l’intervento consiste nell’asportazione del frammento erniario espulso o contenuto e nell’ulteriore controllo/toilette dei frammenti ancora contenuti.
L’atto chirurgico è volto a risolvere il dolore lombosciatalgico ed eventuale associato deficit nervoso. Questo può migliorare appunto in presenza di sciatica.
Se il sintomo dolore Lombare (ma soprattutto dolore radicolare ) si è spontaneamente risolto e da oltre 15 gg. (almeno) , l’intervento non è più indicato perché il recupero nervoso non si otterrebbe così facendo ma semmai con un attento programma riabilitativo.

Dopo l’intervento di asportazione dell’ernia possono permanere lombalgia e disturbi ipoestesici/parestesici/disestesici all’arto inferiore ( alterazione della sensibilità , formicolii, bruciori , ecc…..) dovuti alla mobilizzazione della radice nervosa all’atto della rimozione dell’ernia ma anche al fatto che la radice –durante la fase compressiva preoperatoria più o meno protratta nel tempo- può essere stata in parte danneggiata irreversibilmente ( compressione ischemica ).
La lombalgia residua – nel 50% dei casi e non sempre presente - può ricondursi al cambiamento del disco intervertebrale : una volta espulsa l’ernia il disco rimane privo, nella sua centralità, del nucleo polposo.
E’ come se avessimo un ammortizzatore che in parte si sgonfia.
Questo quadro clinico può migliorare con il tempo , fisioterapia , ginnastica e igiene di vita.
Se così non sarà saranno da prendere in considerazione con il proprio Specialista Chirurgo vertebrale altre soluzioni."

Tutto per sottolineare ancora una volta come l’intervento sia a volte avaro nei risultati . La radice compressa può recuperare a fatica , il disco continua a degenerare e può comparire una recidiva di ernia , il tessuto cicatriziale pur con tutte le precauzioni della microchirurgia è una complicanza non eliminabile. Nonostante ciò io stesso con una sciatica resistente alle cure mediche e fisiche deciderei per l’intervento. Mentre a livello lombare ci limitiamo all’asportazione per via posteriore dell’ernia e alla pulizia di eventuali residui discali , sul versante cervicale invece l’intervento viene eseguito per via anteriore.
L’accesso è attraverso le pieghe del collo, molto anatomico, senza ledere alcun muscolo . Il disco è completamente rimosso e al suo posto si può optare per una protesi mobile (artroprotesi) o fissa (artrodesi). Sono scelte decise in base all’età del paziente e alla qualità dei dischi adiacenti a quello patologico.


Ernia cervicale
Sostituzione del disco con protesi mobile.
In alternativa artrodesi


Ernia cervicale. Sostituzione del disco con protesi mobile. In alternativa artrodesi

** In ambito ortopedico la sostituzione protesica delle articolazioni ha raggiunto ormai risultati incoraggianti riguardo ripresa funzionale e scomparsa di dolore.

La colonna vertebrale è paragonabile a una successione di articolazioni sovrapposte.
Anche sul rachide è possibile sostituire la parte centrale dell’unità motoria vertebrale, cioè il disco, con una protesi.


patologie vertebrali
Protesi totale di anca

Protesi totale di ginocchio e anca.

Dal 1998 in casi selezionati (e sottolineiamo ultraselezionati) utilizziamo con successo la Protesi discale.
A livello cervicale con maggiore frequenza, meno a livello lombare. L'esperienza maturata a livello lombare è ormai più che decennale.
I risultati sono a dir poco sorprendenti.
Termine non certamente scientifico ma che rende l’idea di come il paziente stia dopo l’intervento. Importante è, come sempre, l'indicazione esatta.

Non è una Chirurgia facile , i risultati non vanno enfatizzati e non va assolutamente sostenuta come scelta unica e prioritaria nella patologia degenerativa lombare.
E' necessaria una stretta collaborazione con i Chirurghi generali o vascolari dai quali ci si può anche autonomizzare, ma il mio consiglio è quello di averli sempre a disposizione.
Bisogna conoscere le tecniche di mobilizzazione dei grossi vasi e saper affrontare ogni situazione imprevista.
Non abbiamo mai avuto alcuna complicazione maggiore, ma queste sono riportate in letteratura.
Comunque in mani esperte e in Centri ben organizzati è una Chirurgia da perseguire.
Negli ultimi tempi abbiamo diradato l'impiego delle protesi purtroppo per problematiche connesse ai rimborsi che tali interventi ricevono dalle Regioni! Sembrerebbe una cosa assurda ma è proprio così! Sono interventi cosidetti "in perdita"!!!! L'intervento di protesi discale con accesso anteriore ecc… viene equiparato all’intervento di erniectomia!!!!!!
Si spera che le cose possano cambiare.

Protesi lombare L5-S1
Protesi lombare L5-S1
 
Protesi lombare L5-S1

Protesi L4-L5. Le radiografie funzionali dimostrano il mantenimento della motilità  in flesso-estensione
Protesi L4-L5. Le radiografie funzionali dimostrano il mantenimento della motilità  in flesso-estensione
Protesi L4-L5. Le radiografie funzionali dimostrano il mantenimento della motilità  in flesso-estensione

Protesi L4-L5. Le radiografie funzionali dimostrano il mantenimento della motilità  in flesso-estensione

Nelle forme di discopatia degenerativa a vari livelli con stenosi (ristrettezza) del canale vertebrale e sofferenza delle radici nervose ( Radicoliti e/o Claudicatio ) a volte una semplice decompressione economica delle strutture ossee e legamentose permette un pronto recupero della deambulazione.
In altri casi invece è necessario affiancare alla decompressione anche una stabilizzazione.
Questa tecnica ha avuto negli ultimi anni una notevole evoluzioni.
Generalmente il concetto di stabilità si associa a quello di rigidità e ciò non è l’ideale dal punto di vista biomeccanico per la colonna. Intesa come una lunga catena composta da tante articolazioni sovrapposte , se si irrigidisce in un punto possono soffrirne le parti mobili sopra e sottostanti. Recentemente sono stati proposti montaggi cosidetti “ibridi”: rigido-elastici che in certo qual modo dovrebbero proteggere gli spazi adiacenti all’area stabilizzata.
Ho usato il condizionale perché al momento è ancora tutto al vaglio dei risultati a distanza, anche se quelli a medio termine (1/2 anni) sono buoni.
Doppia discopatia . Si è optato per l’artrodesi a livello L5-S1 e sintesi elastica al livello soprastante
Doppia discopatia . Si è optato per l’artrodesi a livello L5-S1 e sintesi elastica al livello soprastante
Doppia discopatia . Si è optato per l’artrodesi a livello L5-S1 e sintesi elastica al livello soprastante

Doppia discopatia . Si è optato per l’artrodesi a livello L5-S1 e sintesi elastica al livello soprastante
Discopatia L3-L4 e spondilolistesi L4-L5. Si è eseguita un artrodesi L3-L4-L5
Discopatia L3-L4 e spondilolistesi L4-L5. Si è eseguita un artrodesi L3-L4-L5

Discopatia L3-L4 e spondilolistesi L4-L5. Si è eseguita un artrodesi L3-L4-L5

Nell’esecuzione dell’artrodesi negli ultimi anni si sono messe a punto nuove tecniche e accessi chirurgici che consentono una minor invasività con approcci percutanei. Ciò consente di eseguire parte dell’intervento attraverso minime incisioni cutanee. Tra queste tecniche quella più innovativa è certamente quella dell’approccio transpoas al disco intervertebrale e al rachide in generale. ( vedi : notizie ) Con questi approcci è possibile correggere deformità quali scoliosi dell’adulto, cifosi. Inoltre si possono eseguire anche vertebrectomie , cioè asportazione di un intero corpo vertebrale. La peculiarità della tecnica sta nel posizionare un ampio supporto anteriore tra i corpi vertebrali senza dover mobilizzare le strutture nervose ,come invece avviene quando si esegue l’artrodesi intersomatica per via posteriore con tecniche PLIF o TLIF.
Approccio miniinvasivo transpoas

Approccio miniinvasivo transpoas
Grave spondilolistesi L4-L5 con compressione radicolare.
Grave spondilolistesi L4-L5 con compressione radicolare.
Grave spondilolistesi L4-L5 con compressione radicolare.

Grave spondilolistesi L4-L5 con compressione radicolare.
Riduzione ed artrodesi anteriore con approccio transpoas e viti posteriori per via percutanea. Notare l’ampio supporto anteriore che appoggia sui bordi laterali degli emipiatti , zone più resistenti che non la porzione centrale dell’emipiatto. In tal modo si limita di molto la possibilità di subsidence (affondamento) dei supporti intersomatici negli emipiatti.


Cifosi post-traumatica di L1
approccio laterale e posteriore si è corretto lo sbilanciamento anteriore del rachide
tecnica far-lateral ha permesso una vertebrectomia di L1 e sua ricostruzione con supporto ad espansione con minima incisione cutanea

Cifosi post-traumatica di L1. Con approccio laterale e posteriore si è corretto lo sbilanciamento anteriore del rachide. La tecnica far-lateral ha permesso una vertebrectomia di L1 e sua ricostruzione con supporto ad espansione con minima incisione cutanea

Attualmente si da molta importanza nella ricostruzione e stabilizzazione del rachide al suo bilanciamento non solo sul piano coronale (frontale) ma soprattutto sagittale (laterale).
Vedi capitolo dedicato al "sagittal balance".
Negli ultimi anni è stata data la dovuta attenzione alla Scoliosi dell'adulto : disassamenti sul piano frontale e laterale della colonna con rachialgie ingravescenti e resistenti ad ogni terapia. Ho parlato di “dovuta attenzione” perché in passato la patologia c’era ma era sottovalutata e ricondotta all’inevitabile (e incurabile) invecchiamento. Invece così non è ed ora si possono dare risposte nel tentativo di migliorare la qualità di vita.
Possono essere una manifestazione clinica (dolore lombare) di una Scoliosi già presente in età adolescenziale come invece nascere "ex-novo".
Ed è proprio così che generalmente la Scoliosi dell’adulto viene definita quando non presente già in giovane età.
Un capitolo a parte merita invece la Scoliosi idiopatica adolescenziale (vedi più avanti ).
Va anche detto che non sempre le Scoliosi dell’adulto sono sintomatiche soprattutto nelle doppie curve compensate ( come nel caso successivo ).
La paziente – di anni 56 - era completamente priva di rachialgie e svolgeva regolarmente attività fisica.
patologie vertebrali scoliosi asintomatica

Donna di 56 a. con scoliosi asintomatica. Ciò è riconducibile al buon bilanciamento coronale e sagittale.

In altri casi invece , causa rachialgie e disturbi neurologici da stenosi, la Chirurgia è indispensabile. Vanno presi in attenta considerazione molti parametri: età, quadro clinico, condizioni generali, aspettative del malato, grado di osteoporosi , ecc…...
L'osso a una certa età  non ha più certamente una tenuta ottimale.
E’ una Chirurgia importante gravate da non poche complicazioni, soprattutto quando gli interventi sono molto estesi.
Modesta Scoliosi degenerativa in uomo di 71 a. con lombalgie e claudicatio da stenosi. Decompressione e riallineamento
Modesta Scoliosi degenerativa in uomo di 71 a. con lombalgie e claudicatio da stenosi. Decompressione e riallineamento
Modesta Scoliosi degenerativa in uomo di 71 a. con lombalgie e claudicatio da stenosi. Decompressione e riallineamento

Modesta Scoliosi degenerativa (ex-novo) in uomo di 71 a. con lombalgie e claudicatio da stenosi. Decompressione e riallineamento limitato a due livelli L3-L4 e L4-L5.
Grave cifo-scoliosi con sbilanciamento sagittale
Grave cifo-scoliosi con sbilanciamento sagittale

Grave cifo-scoliosi con sbilanciamento sagittale. Correzione mediante approccio posteriore , osteotomia peduncolare di sottrazione di L3 e lungo montaggio. Protezione dell’osteotomia con artrodesi anteriore L3-L4 mediante approccio laterale transpsoas. ( Operatore Dr. Pedro Berjano- Equipe CVCO-Istituto Galeazzi-Milano )

Rimanendo in ambito di pazienti in età avanzata , affrontiamo un altro capitolo della Patologia rachidea : le fratture vertebrali in pazienti con grave osteoporosi. Intanto diciamo subito che queste fratture , prima che diagnosticate , vanno sospettate . Sovente si visitano in Pronto Soccorso pazienti che hanno subito un trauma o fatto uno sforzo anche modesto con rachialgia ed esami radiografici negativi. In questi casi il paziente a distanza di una/due settimane va nuovamente rivalutato e radiografato perché quello che non si vedeva prima può comparire dopo. E cioè la frattura . Quando diagnosticata va subito intrapreso il trattamento con corsetto (che deve essere controllato come posizionamento e azione correttiva ) dallo Specialista che lo ha prescritto . Si suggeriranno anche cure mediche ricalcificanti e anti-osteoporotizzanti. Oggigiorno vari sono i presidi medici specifici utilizzabili a seconda del paziente. Generalmente così facendo , non trascurando e sottovalutando la frattura, si ottengono buoni risultati. Prescrivere un corsetto e non rivedere più il paziente per mesi non è corretto. L’utilizzo del presidio va controllato e a volte modificato. Quando – dopo circa un mese- il dolore non si attenuasse, allora vi è spazio a livello toracico e lombare per la "vertebroplastica". Ma –ribadiamo- non come prima scelta . Vengono introdotti nella vertebra lesa alcuni cc di cemento liquido che poi solidarizza dando maggior resistenza alla vertebra. Non è una metodica che utilizziamo frequentemente perché non scevra di possibili complicazioni. Irrigidire troppo l’osso non è fisiologico . Non va dimenticato che la struttura ossea ha un suo modulo di elasticità  come per esempio strutture solo apparentemente rigide come grattacieli o ponti. Quindi anche in questi casi SELEZIONE MASSIMA DEL PAZIENTE !

Donna di 78 anni con Fratture vertebrali osteoporotiche a  livelli contigui dolorose e resistenti al trattamento conservativo con corsetto
Donna di 78 anni con Fratture vertebrali osteoporotiche a  livelli contigui dolorose e resistenti al trattamento conservativo con corsetto

Donna di 78 anni con Fratture vertebrali osteoporotiche a  livelli contigui dolorose e resistenti al trattamento conservativo con corsetto. Vertebroplastica a tre livelli con  attenuazione della sintomatologia. La paziente dopo il trattamento ha continuato la terapia medica ricalcificante e l'utilizzo del corsetto.

Sempre restando in tema di traumi in pazienti anziani e osteoporotici, ricordiamo anche il possibile coinvolgimento del rachide cervicale alto suboccipitale : le fratture misconosciute del dente dell’epistrofeo che poi non consolidano con rachialgie nucali se non con deficit nervosi importanti.
Banali incidenti automobilistici con colpi di frusta o cadute picchiando la testa non vanno sottovalutate nei controlli in acuto e in differita.
Modesta Scoliosi degenerativa in uomo di 71 a. con lombalgie e claudicatio da stenosi. Decompressione e riallineamento
Modesta Scoliosi degenerativa in uomo di 71 a. con lombalgie e claudicatio da stenosi. Decompressione e riallineamento
Modesta Scoliosi degenerativa in uomo di 71 a. con lombalgie e claudicatio da stenosi. Decompressione e riallineamento
Grave cifo-scoliosi con sbilanciamento sagittale

Donna di 85 anni che in seguito a banale caduta a terra con –riferito- modesto trauma cranico, a distanza di 6 mesi ha accusato ingravescente cervicalgia alta sub-occipitale soprattutto nei movimenti rotatori senza deficit nervosi. Sospettata la frattura, si è eseguita TAC e –sotto stretto controllo medico- radiografie funzionali che hanno dimostrato l’instabilità e pseudoartrosi del dente.E’ stata sottoposta ad intervento di artrodesi posteriore C1-C2 .
Donna di 87 a
trauma poco importante accusava cervicalgia sottovalutata dalla paziente stessa
diagnosticata una frattura in pseudoartrosi  del dente dell’epistrofeo con dislocazione e grave compressione midollare
intervento  di   decompressione posteriore e stabilizzazione occipito-cervicale con totale recupero neurologico

Donna di 87 a. che in seguito a trauma poco importante accusava cervicalgia sottovalutata dalla paziente stessa . Incredibilmente a distanza di un anno causa continue cervicalgie - alle quali negli ultimi tempi si è aggiunta una quadriparesi ingravescente - è stata diagnosticata una frattura in pseudoartrosi del dente dell’epistrofeo con dislocazione e grave compressione midollare. E’ stata sottoposta a intervento di decompressione posteriore e stabilizzazione occipito-cervicale con totale recupero neurologico.

Parlando di fratture vertebrali complesse in pazienti non anziani con o senza coinvolgimento delle strutture nervose (midollo e radici) attualmente la chirurgia vertebrale può fare molto. Certamente siamo lontani dal poter ricostruire il tessuto nervoso, ma certamente possiamo ricostruire il tessuto osseo portante che lo protegge . Recentemente sono partiti trials di studio in America e Europa (Francia) sull’utilizzo delle cellule umane staminali nelle lesioni midollari acute e complete. Dopo una lunga sperimentazione sugli animali ( Journal of Neuroscience, Vol.25, 2005 ) si è finalmente passati all’uomo . Vedremo i risultati.

patologie vertebrali
patologie vertebrali
patologie vertebrali

Grave frattura della quarta vertebra lombare. Il corpo è completamente frammentato. Questo è stato sostituito con una gabbia in Titanio ripiena dei frammenti ossei fratturati. Praticamente la gabbia sostituisce la corticale dell'osso con una ottima tenuta in carico.

A volte le fratture possono esitare in deformità  post-traumatiche dolorose.
Il rachide si cifotizza a livello della frattura per cause varie perdendo il suo allineamento sul piano laterale.
Il motivo più frequente è la sottovalutazione della frattura e il conseguente trattamento inadeguato.

patologie vertebrali
patologie vertebrali

Frattura di T12 in paziente di 17 a. trattata chirurgicamente con montaggio troppo corto con conseguente cedimento della strumentazione e cifosi. Ripresa chirurgica con montaggio più lungo e con supporto anteriore tra T11-T12.

La correzione di queste deformità è importante non solo nei pazienti senza disturbi neurologici ma anche in quelli con gravi deficit neurologici.

patologie vertebrali
patologie vertebrali

Giovane donna con paraplegia e frattura gravemente angolata in cifosi.
Purtroppo i dolori al rachide non consentivano l'inserimento nei programmi di rieducazione al passo in piedi come neppure la stazione seduta in carozzina per più di 1 ora.
L'intervento correttivo ha consentito un recupero dell'asse vertebrale con notevole attenuazione del dolore locale e ripresa della fisioterapia.


La spondilolistesi è un’altra patologia molto    frequente sia in età  adolescenziale che adulta connessa a alterazioni congenite (nei giovani) o più spesso a fenomeni degenerativi nell'adulto. Chirurgicamente è possibile riposizionare e stabilizzare la vertebra listesica. Sono interventi collaudatissimi che consentono una pronta ripresa funzionale già  dalla seconda giornata post-operatoria e una restitutio ad integrum quasi totale se non fosse altro che per la cicatrice. Quando la listesi è a livello L4-L5 o più alta può essere eseguito con tecnica mini-invasiva come descritto sopra ( Tecnica transpoas e percutanea ).

patologie vertebrali
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Spondilolistesi L5-S1 dolorosa ridotta e stabilizzata. Ripresa di attività lavorativa e sportiva